LA VECCHIAIA : DALL’INEFFABILE VIRTU’, AL DISPREZZO DELLA SOCIETA’

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Al giorno d’oggi si vive in una società giovane e frenetica ,aperta al progresso ,allo sviluppo, alla tecnologia che spesso lascia indietro il più debole, il diverso, ma soprattutto l’anziano che viene visto come un incomodo poiché ha bisogno di cure e attenzioni. La società ci fa vedere l’anziano come un mostro da tenere lontano, come una malattia che porta all’infermità e all’immobilità.

Essa infatti lo isola alimentando le paure , i pregiudizi , gli stereotipi. Ma non è sempre stato così : basti pensare alle antiche civiltà o al pater familias presso l’antica Roma. Questo era la persona più anziana del clan o della famiglia, era il capo indiscusso e a lui erano sottomessi la moglie, i figli, gli schiavi, le nuore. Su tutti costoro egli aveva la patria potestas, potere che gli permetteva di proteggere, educare ed istruire i familiari, insieme ad un potere punitivo che si estendeva finanche alla” vitae necisque potestas “ossia il diritto di vita o di morte, così come quello di venderli come schiavi.
Ma già ai tempi di Cicerone e Catone, proprio come quelli odierni, la vecchiaia assume un aspetto negativo, è vista come un insostenibile fardello ancora più pesante dell’Etna come Scipione dice. Per ogni uomo la vecchiaia appare infelice poiché essa impedisce di avere parte attiva negli affari, poiché indebolisce il corpo, priva l’uomo delle passioni e lo avvicina progressivamente alla morte, oscura e arcana. C’è da dire però che ogni età della vita è pesante per chi non trova in sé qualcosa che lo aiuti a vivere felicemente. (Cato maior de senectute) Quando si è adolescenti si hanno molte insicurezze: come sarà il futuro? Che ruolo si avrà nella società? A volte tutti questi interrogativi portano i ragazzi a scoraggiarsi prima del tempo, a voler calma, tranquillità e ciò li porta a desiderare di essere vecchi, in modo tale da aver visto molto della vita, da poter condurre in pace e serenità i restanti giorni; magari insieme a figli, nipoti, mariti, accanto al camino a leggere un buon libro o a guardare la TV. Ma quando la vecchiaia giunge non si è contenti, si è portati a maledirla capendo che essa giunge di soppiatto più presto di quanto si fosse pensato. In realtà ci si rende conto solo dopo della difficile condizione dell’anziano oggi. Quante sono le persone di età avanzata che vengono chiuse negli ospizi? Pochi sono i parenti che vogliono prendersi la responsabilità di accudire le persone anziane, nessuno vuole lavarli, vestirli perché ciò è considerato un compito indecente e riprovevole. Ma invece si dovrebbe ricordare dei sacrifici di queste persone nei confronti dei propri figli: erano proprio loro che lavavano e vestivano i bambini; e ora per quale motivo questi non dovrebbero ricambiare? Ma la cosa più triste è che queste persone sono sempre più sole, nessuno vuole ascoltare quello che hanno da dire perché spesso affermano le stesse cose, perché sono noiose o non le si capisce. Non hanno l’affetto dei loro cari, non possono vedere i loro nipoti lì nel luogo in cui sono relegati. E allora come si può pretendere che essi siano felici se anche per i giorni di festa rimangono soli? Se a ogni Natale, Capodanno viene portato loro un semplice pasto caldo, ma poi si fugge via senza neanche rivolgere delle parole di affetto? E una madre, un padre come può sentirsi pensando che tutto il resto della sua famiglia è riunito a festeggiare il lieto giorno, condividendo felicità e doni, mentre lui o lei si trova seduto su un letto d’ospizio o d’ospedale in perfetta solitudine; chiuso in se stesso? E poco importa la televisione o un libro quando ti manca l’affetto dei tuoi cari, quando non c’è dialogo con chi ti sta intorno, quando non ricevi carezze baci o abbracci né dai figli né dai nipoti. Ecco per quale motivo l’anziano si isola da tutti cercando di rendere la sua triste vita più sopportabile, cercando di ricordare le belle esperienze, i bei momenti e i tempi passati. Il vecchio poi si rende conto di non appartenere più al mondo in cui vive, ormai troppo avanzato e progredito, ormai pieno di gas dannosi, di industrie che portano il mondo allo sfacelo e alla distruzione. Un mondo che perde a poco a poco la bellezza dei colori, dei profumi, dei campi coltivati, dove si è schiavi della tecnologia e non si apprezzano le piccole cose che ci stanno intorno. I vecchi infatti subiscono le ingiurie degli anni, non sanno distinguere il vero dai sogni, i vecchi non sanno, nel loro pensiero, distinguer nei sogni il falso dal vero…(Francesco Guccini). Per molti quindi questo stile di vita è insostenibile e allora non sarebbe meglio morire prima del tempo, invece che vivere tra perfetti sconosciuti, nell’infermità, senza essere in grado di prendersi cura di se stessi, vivendo nella dipendenza dagli altri e pieni di vergogna? Proprio a questo fa riferimento Mimnermo, autore lirico, che con il suo accorato pessimismo sostiene che la giovinezza è un fiore di breve durata in quanto la vecchiaia triste e brutta incombe sul destino degli uomini : «sono i fiori della giovinezza, e vanno carpiti da uomini e donne. Poi tristemente viene la vecchiaia e l’uomo bello è simile al brutto: pensieri cattivi logorano la mente, non danno gioia ai raggi del sole e c’è l’odio dei ragazzi, il disprezzo delle donne: tutto l’orrore della vecchiaia imposto da dio». Il momento quindi non è vissuto per il suo intrinseco valore, ma come lancinante sentimento di una precarietà che lo travolgerà in qualcosa di mutato e peggiore. La vecchiaia sarà memoria e rimpianto della giovinezza; la giovinezza è attesa e sgomento di fronte la vecchiaia. Ecco per quale motivo Mimnermo si augura di morire all’età di sessant’anni e solo dopo verrà convinto da Solone a rimandarla di vent’anni. Spesso la figura del vecchio appare come uggiosa, ombrosa, intrattabile e collerica e si può dire anche avara: «spiccava tra essi un vecchio mal vissuto,che , spalancando due occhi affossati e infocati, contraendo le grinze a un sogghigno di compiacenza diabolica, con le mani alzate sopra una canizie vituperosa, agitava in aria un martello…» (A.Manzoni , I Promessi Sposi). Però tutti questi difetti vengono superati quando si ha un buon carattere e si possiede anche una buona educazione. Quello che conta e ciò che è davvero importante (secondo quanto sostiene Platone) è l’anima, poiché in essa vi sono bontà e virtù; l’anima non è soggetta al mutamento nel corso del tempo, a differenza del corpo che si deforma e si deteriora; tanto che quando si muore, esso non sarà in nessun luogo, non esisterà più; al contrario l’anima anche se non si vede rimarrà per sempre e quando il corpo è forte e vigoroso ma l’anima non si nota, si ha la consapevolezza che essa è dentro la persona e ciò lo si comprende dalle azioni , infatti nessuno può dire che l’anima vive solo quando è in un corpo mortale e perisce quando ne è uscita.
La vecchiaia quindi non è fiacca e inerte soltanto, ma allo stesso tempo è operosa in quanto costantemente fa o medita di fare qualcosa, ovviamente sempre legata alle occupazioni precedenti. Inoltre vi sono quelli che anche invecchiando continuano sempre a imparare; basti pensare a Solone o Catone che da vecchio imparò il greco. (Cato maior de senectute, Cicerone). L’anziano poi contrariamente a quanto detto prima dovrebbe godere della compagnia dei giovani di buon carattere e come il peso dell’età è più lieve per chi si sente amato e rispettato dai giovani , allo stesso modo i giovani sono felici dei consigli con i quali i vecchi li guidano alla pratica della virtù infatti : «Il tempo di una vita , per breve che sia , è abbastanza lungo, per viverlo con rettitudine e con onore ; e se si va più in la con gli anni , non è il caso di dolersene più di quanto l’agricoltore si duole dell’estate e dell’autunno, dopo il soave tempo della primavera . Essa infatti rappresenta, in certo modo l’adolescenza e da essa si indovinano i frutti che verranno, le altre stagioni dell’anno sono adatte alla mietitura e alla raccolta dei frutti» (Cicerone).
Alla luce di tutto questo l’anziano non dovrebbe essere schernito o preso in giro dai giovani ma rispettato e ricordato dai posteri; basti ricordare che ogni persona è destinata ad approdare a questa fase della vita. Il modo di vedere l’anziano dipende quindi dal comportamento della società , dal pensiero del singolo, poiché se si vede l’anziano come peso inutile esso finirà inevitabilmente per diventarlo. L’anziano non è un peso è una miniera e un vecchio che muore è come una biblioteca che brucia.
La vecchiaia quindi segna la fine di una vita come l’ultimo atto di una rappresentazione: una rappresentazione della quale dobbiamo evitare la stanchezza, specie quando alla stanchezza si aggiunge la sazietà ( Cato Maior de senectute ).
Chiara Scaravilli III A

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