IL VECCHIO E LA VECCHIAIA: FIGURA AUTOREVOLE E FONTE DI SAGGEZZA O PESO INUTILE?

mattia
Quando la vita di un uomo è prossima al suo termine ci si rende conto che il ruolo nella società cambia. A causa dei vari acciacchi che iniziano a manifestarsi con l’avanzare dell’età, l’uomo, che entra nella fase della vecchiaia, trova difficoltà anche nelle cose che prima magari faceva quotidianamente. Proprio per questo la gente ha un modo diverso di approcciarsi agli anziani e anche diverse opinioni sulla loro funzione.

C’è chi ritiene che siano solo un intralcio per la società odierna e chi invece tende a valorizzarli per la loro saggezza. L’uomo superata l’età lavorativa, non può più far parte del meccanismo produttivo [e] in una società avanzata come la nostra […] gli anziani [stanno diventando] una categoria spesso volutamente ignorata o, addirittura, dimenticata. Finché [questi] conservano una funzione attiva all’interno del nucleo familiare […] allora sono accettati o tollerati, ma […] quando non si ha più bisogno della loro presenza, troppo spesso diventano un peso inutile e gravoso, di cui si desidera solo sbarazzarsi. La maggior parte della gente non si cura del fatto che l’anziano sul punto di terminare la sua esistenza terrena necessita più di altri di comprensione e affetto [perché senza] il conforto del calore umano [è difficile che si senta] vivo e inserito in una comunità sociale.1 Sono pochi quelli che, invece, vedono gli anziani come i depositari di esperienze, cultura e di tutto il sapere che hanno appreso durante la loro vita e per questo, li rispettano con grande riconoscenza per quello che trasmettono alle generazioni successive. Anche due grandi figure dell’antichità come Cicerone e Seneca hanno espresso la loro opinione riguardo la vecchiaia. Cicerone lodava la vecchiaia che sta salda sui fondamenti posti della giovinezza e riteneva quindi che non bastano i segni del tempo a conferire quella che lui chiama autorità, ma bensì una giovinezza onorevolmente vissuta. Seneca, invece, rivendicò la condizione della vecchiaia quando scrisse all’amico Lucilio dicendo :« non avverto nel mio animo le ingiurie del tempo, mentre le sento nel corpo.[…] L’animo è vigoroso e si rallegra di non avere molto da spartire con il corpo: ha deposto gran parte del suo peso, esulta e mette in discussione con me la vecchiaia, sostiene che questa è la sua età fiorita. Crediamogli, goda pure di un bene che è tutto suo».

MATTIA TRISCALI III A

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