L’ ANZIANO NELLA SOCIETA’: Da Cicerone all’ epoca odierna

elena

L’anzianità, la fase finale della vita, dovrebbe trascorrere in serenità,
dopo tanti sacrifici e rinunce, circondati dalla famiglia tanto amata;
ci si aspetta il rispetto dai più giovani ma, la realtà purtroppo è ben
diversa. La condizione dell’anziano all’interno della società è andata
progressivamente degenerando. L’anziano nell’antichità veniva rispettato e
soprattutto veniva considerato fonte di saggezza e autorità.

Un’autorità guadagnata
con un vissuto onesto. Oggi lo si considera un ostacolo per la società;
una società troppo frenetica per poter stare al passo di un
uomo che ora è alla ricerca di un meritato riposo. Cicerone sosteneva che l’anziano
autoritario non era colui che esteriormente dimostrava gli anni che portava addosso,
ma colui il quale raccoglieva i frutti di una vita onesta, come scrive nel “DE
SENECTUTE”:”non i capelli bianchi né le piaghe possono d’un tratto agguantare
l’autorità: ma la vita anteriore onorevolmente vissuta coglie i frutti dell’autorità.
Queste, infatti, che sembrano cose di poca importanza e comuni, sono già per sé
stesse segno d’onore,e cioè essere salutati, essere cercati…]Sparta è il luogo dove
piu si onora la vecchiezza”.(Cicerone,sulvlae cchiaia,X VIIL,62-64). La vecchiaia è
anche sinonimo di forze mancate, rinunce a ciò che era la quotidianità per approdare
a un tenore di vita diverso, non riuscire più ad occuparsi autonomamente di se stessi,
sentire maggiormente il bisogno di compagnia. Anche se l’anziano diventa tale nel
suo aspetto, quindi nella parte esteriore, il suo animo resta sempre giovane, perché
ormai forte delle sue esperienze è in-grado di affrontare al meglio qualsiasi situazione
gli presenti la vita. Seneca sosteneva che addirittura l’uomo più diventa vecchio più
interiormente ringiovanisce; proprio, come scrive in una lettera all’amico
Lucilio:”1’animo è vigoroso e si rallegra di non avere molto da spartire con il corpo.
Ha deposto gran parte del suo peso,e mette in discussione con me la vecchiaia,
sostiene che questa è la sua età fiorita”. Come Seneca la pensa anche Oscar
Wild, il quale sostiene che, essendo vecchi si ha la capacità intellettiva di colui che è
in grado di leggere e intetpretare al meglio la realtà, ma il corpo ormai non in grado di
sostenere questo animo, come infatti scrive:”la tragedia della vecchiaia consiste non
nel fatto di essere vecchi, ma nel fatto di sentirsi ancora giovani”. (OSCAR WILD).
Ma oggi cos’è I’anziano per la società? Purtroppo la figura dell’anziano viene sempre
più spesso oltraggiata, anche se la medicina ha fatto grandi passi avanti per tentare di
allungare la vita dell’uomo, la società dall’altra parte sembra comportarsi in maniera
tale da impedire che l’uomo anziano viva bene. L’anziano viene rispettato solo fino a
quando offre qualcosa ma dopo, cosa succede? La risposta non è positiva come
attesta un articolo di “Panorama”” finché gli anziani conservano una funzione attiva
all’ interno del nucleo familiare,[…] allora sono accettati o tollerati ma […] troppo
spesso diventano un peso inutile e gravoso”.(C. Benozzo, Panorama di attualità
anziani). Inoltre molto spesso l’anziano quando viene abbandonato ne risente
psicologicamente, cadendo in situazioni di grave sconforto e depressione.
Quest’ultimo ha bisogno di cure e attenzioni che la famiglia ingrata non è in grado di
garantire, però anche se abbandonato dovrebbe assicurarsi quella serenità che gli
spetta di diritto. Eppure sembra impensabile che uomini e donne che hanno passato
situazioni ben peggiori della solitudine ne risentano di ciò così tanto. Purtroppo
questa è la realtà del mondo odierno frenetico ed egoista; un mondo non in grado di
accogliere tutti. Allora qual è la soluzione a tutto ciò? A questa domanda non esiste
una risposta perché tutto dipende dalla sensibilità dei figli, affinché questi ultimi non
abbandonino i propri genitori, ormai anziani, nel momento del bisogno. Esistono
associazioni che tentano di aiutare gli anziani di giorno in giorno, durante le feste li
assistono, come attesta un articolo de “La Repubblica”:”è un azienda con mille dipendenti in Italia[…] Natale è il giorno più duro. La signora Paola ci ha detto che suo figlio alle 11 del mattino le ha portato pasta e arrosto ma poi è andato via […] aveva davanti i piatti caldi ma piangeva.[…]in questi giorni c’è chi si sente tutti i mali addosso ma poi si scopre che vuole soltanto che qualche parente si faccia vivo[…] ci sono anche le nuove angosce”.
Bisogna ricordare sempre che, l’anziano ha vissuto prima della società moderna e
quindi è fonte di saggezza anche se nessuno è in grado forse per il momento di capire
il tesoro che sta perdendo non consultandolo ed estraniandolo dal mondo
moderno; in fondo la storia è solo un susseguirsi degli stessi fatti con ambientazioni
e modi di manifestarsi diversi , quindi basterebbe solo un uomo che ha già passato lo
stesso periodo nella sua epoca per poter risolvere il presente, senza ‘magari
commettere gli stessi sbagli del passato; visto che l’anziano è colui che con la sua
saggezza riesce a vedere più lontano degli altri . Dall’altra parte, ci sono coloro i
quali che pur essendo soli riescono a essere felici; forse dovrebbero tutti pensare che
la vecchiaia è l’ultimo periodo sulla terra e che debba essere vissuto positivamente
comunque vada: soli o in compagnia, senza perdere mai la serenità o la speranza in
un domani migliore.
GRASSIA ELENA III A

Precedente Il dramma della terza età? La solitudine Successivo IL VECCHIO E LA VECCHIAIA: FIGURA AUTOREVOLE E FONTE DI SAGGEZZA O PESO INUTILE?