LO SCORRERE INESORABILE DEL TEMPO

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La fugacità del tempo è sempre stato un argomento che ha suscitato l’attenzione di molti letterati e poeti di ogni periodo storico, ma allo stesso tempo anche l’uomo comune riflette su ciò. L’uomo, quando è consapevole di non vivere sempre al massimo ogni attimo della sua vita, nei momenti di riflessione invita ad apprezzare ciò che lo circonda senza dare mai nulla per scontato. Spesso, infatti, si affronta la vita con superficialità o si tiene molto al giudizio altrui senza considerare le proprie idee e i propri desideri, non cogliendo così l’attimo.

Accade anche che la vita frenetica impedisca di apprezzare le piccole cose, poiché si aspira sempre a quelle più grandi. Si spreca la giovinezza attendendo l’età adulta, non si presta attenzione anche questa volta a ciò che questa età ha da offrire, aspettandosi sempre qualcosa in più dal domani, credendo che possa essere sempre migliore rispetto a oggi. Già nell’antichità, ci si era resi conto della fugacità del tempo e dell’importanza di cogliere l’attimo, basti pensare ad Alceo lirico del VII-VI sec. A.c. che invita i suoi amici a godere delle gioie che ogni momento può offrire, poiché non si sa mai se il giorno che si sta vivendo, mentre questo passa senza che nessuno se ne accorga, sia l’ultimo; così ,infatti, scrive in un famosa lirica:« Bevi, Melanippo, fammi compagnia. Già, quando passerai il vorticoso Acheronte, questa luce pura del sole, la vedrai? Non insistere sulle grandi cose». Il giorno è solo un attimo.(vd. Alceo fr. 73 D, vv 1-4 trad E. Mandruzzato- Alceo fr 96 D , v 1 trad S Quasimodo).
Lo stesso invito dovrebbe essere rivolto alla società odierna troppo frenetica per preoccuparsi di godere di tutte quelle gioie che ogni singolo giorno offre. Nessuno si dovrebbe mai far influenzare dal giudizio d’altri, specialmente se le proprie scelte portano alla felicità, perché non esiste niente che duri per sempre, così da poter aspettare il momento giusto per seguire i propri istinti, soprattutto per l’uomo visto che la morte, giungendo, porta tutto via. Catullo nelle sue poesie d’amore appunto spinge la sua Lesbia ad amarsi l’un l’altro, senza tener conto delle malelingue, visto che un giorno loro due dovranno morire,e alla fine il periodo che hanno da vivere insieme è breve: “Vivamus, mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis![…]nobis cum semel occidit brevis lux, non est perpetua una dormienda.” “viviamo, Lesbia mia, ed amiamoci, e i brontolii dei vecchi susteri valutiamoli, tutti insieme due soldi.[…] Il sole può tramontare e tornare, ma noi, quand’è tramontata la nostra breve luce, dobbiamo dormire una sola notte. ” (Catullo, carme 5). Spesso si cerca di capire cosa succederà dopo, quale sia il fine di ogni azione, e così si tralascia tutto e si vive con disinteresse il presente pensando al domani; invece si dovrebbe più spesso prendere la vita così come viene catturando l’attimo, senza troppe domande, gioendo delle piccole cose come scrive lo stesso Orazio nell’ Ode a :” Tu ne quaesieris, quem mihi, quem tibi, finem di dederint[…] Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.“ “tu non cercare qual fine a me, quale a te hanno posto gli dei[…]”(Orazio, Odi, I 11) è presente la famosissima frase del carpe diem, afferra il giorno giunta ai moderni, la cui interpretazione non è rimasta la stessa dell’epoca antica; non viene sottolineato oggi il fluire del tempo che sfugge, ma la rassegnazione di un domani incerto, accettando passivamente il presente e tentando di cogliere l’attimo. In un articolo de IL FATTO QUOTIDIANO si legge come: “In epoca precaria, “cogliere l’attimo” sembra essere l’ultimo baluardo contro l’abbattimento di fronte all’impossibilità di costruirsi un futuro su basi solide”
(di Mario De Maglie , 7 luglio 2014 il fatto quotidiano). Dall’altra parte vi sono i giovani sempre in cerca di qualcosa in più rispetto a quello che già hanno sperato nel domani, ma l’importante ,invece, è approfittare del periodo della giovinezza che va via prima di quanto si possa immaginare, non lasciando alcuna garanzia del domani; proprio come scrisse lo stesso Lorenzo de’ Medici: “Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza.” (Lorenzo de’ Medici, Canzone di Bacco, 1490 ca., vv. 1-4). Quindi l’invito a godere del presente, deve essere accolto da ogni generazione, in qualunque società ed epoca storica; si deve gioire sempre di qualunque situazione piacevole senza mai aspettare le grandi cose perché si pensa a ciò che poteva essere ma non è stato; i momenti belli sfuggono via velocemente senza lasciare nulla, se non la speranza del domani, quando in realtà non si pensa al fatto che non esiste la sicurezza di un domani e quindi oggi potrebbe essere anche l’ultimo giorno per poter godere del presente.
GRASSIA ELENA IV A

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