Il romanticismo nero e il vagheggiamento di un mondo inafferrabile

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L’uomo è da sempre stato un essere diverso da tutti gli altri, complesso e dalle mille sfaccettature: ogni uomo nel corso del tempo sviluppa il suo pensiero, il suo carattere, le idee, le convinzioni; la visione del mondo che lo portano inevitabilmente a scontrarsi, non solo con se stesso, ma anche con la società e con tutte le persone che lo circondano. È chiaro che, inevitabilmente, egli si ritrovi da solo, incompreso e isolato da tutti, per questo è spinto a contemplare e spesso a immaginare una realtà diversa, esterna da quella in cui vive; allo stesso tempo però, l’uomo avverte su di sé la potenza della natura che si abbatte su tutto quello che incontra durante il suo cammino. Ed è proprio alla luce di tutto questo che l’essere umano sviluppa quelle che sono le tematiche negative del romanticismo: dolore, tedio, malinconia, inquietudine, vagheggiamento della morte, mistero, fascino del male. Il sentimento per la poesia ha molto in comune col senso mistico. È il senso per ciò che è proprio, personale, ignoto, misterioso, da rivelare…esso rappresenta l’irrapresentabile, vede l’invisibile, sente il non sensibile. (Novalis, Frammenti ,1800) Ecco perché il dominio della ragione, a cui la società si era ancorata da secoli, tra Rinascimento e illuminismo viene messo in discussione. Dunque viene alla luce il fatto che la ragione aveva sempre compresso e rimosso non solo l’emotività del sentimento, ma anche altri livelli inesplorati del reale: da un lato il mistero intorno all’uomo, le forze ignote della natura, l’invisibile, l’ineffabile, il fantastico, il magico, il sovrannaturale, il demoniaco, dall’altro, all’interno dell’uomo, il fondo oscuro della psiche, con i suoi impulsi segreti, magari inaccettabili alla coscienza e respinti. Affiora nelle pagine degli scrittori il vasto continente dell’irrazionalità, che assume infinite forme. Infatti se emblema della visione razionalistica del ‘700 erano i lumi, metafora di questa nuova realtà è la notte; piena di intrighi, di misteri, di strane creature come fantasmi, streghe, mostri…Si assiste quindi alla sostituzione dell’orizzontalità dello spazio diurno con la verticalità della discesa nelle profondità immisurabili della notte. Proprio in questo ambito nasceva la poesia notturna e sepolcrale. Nucleo tematico ne era il pensiero dell’ineluttabilità della morte e della caducità delle cose, pur nel loro perenne ritorno; sentimento dominante, autentico, o convenzionale che fosse, era la malinconia, che alternava toni soffusi e pacati a toni inquietanti e cupi. Se l’interesse si riduce sovente a un atteggiamento di maniera o alla creazione ripetitiva di immagini tetre e orrorose, pure, specie in Italia, attraverso l’opera mediatrice delle traduzioni, vennero a innestarsi sulla cultura latina elementi nordici. L’esempio tipico è la traduzione dell’Elegia scritta in un cimitero campestre, di Thomas Grey; dove si dà espressione poetica alla comune idea di morte come naturale destino che incombe sulla vita e che, ugualmente doloroso, attende l’umile ed il potente. Il poeta si trova sull’imbrunire in un cimitero di campagna: vi riposano gli avi del villaggio, gente umile del villaggio che non conobbe corruzione e vizio. Non ci sono qui monumenti o epigrafi solenni; ma solo la confortevole voce della natura: e il poeta vagheggia di riposare per sempre nel piccolo recinto e che un giorno un contadino, memore di averlo visto aggirarsi pensoso, posa fermarsi a leggere le parole scritte sulla sua tomba. Lungo questo filone si collocano anche le traduzioni di una saga norvegese (Le sorelle fatali, La discesa di Odino ,I trionfi di Owen): nella traduzioni emerge il proposito di avvicinarsi allo stile orientale, ritenuto il più vicino alle caratteristiche del linguaggio primitivo, che è sublime e immaginifico. Seguendo questa scia vengono composte anche le odi pindariche, di cui la più nota è The Bard: lo schema metrico è greco, ma l’ispirazione è romantica, sia per il sentimento della natura, sia per l’evocazione di un mondo violento e barbarico, ma anche per l’atmosfera spiritica e magica. Queste opere furono molto note in Italia, lo stesso Foscolo le elogia e vengono anche imitate da Bertola e Fantoni. Ovviamente queste nuovo tematiche vengono analizzate e trattate anche dal punto di vista artistico come nel caso del dipinto di Johann Heinrich Fǜssli, L’incubo. La scena è ambientata in una stanza da letto, vista come uno spazio buio e indefinito. In primo piano una figura femminile, che sullo stomaco ha un mostro grottesco, simbolo dell’incubo. In secondo piano si apre una tenda come un sipario e spunta una cavalla spettrale, che rappresenta la portatrice dei sogni. Füssli attraverso la pittura fa un’esplorazione delle regioni del sogno e del mistero. È come un viaggio nell’inconscio per arrivare a un mondo onirico, ironico e fiabesco, fatto di visioni popolate di mostri e di personaggi fantastici.I suoi mostri sono figure sataniche, concretizzazioni delle paure e dei desideri di violenza e crudeltà che fanno parte dell’inconscio. Insieme a Goya, anticipa di oltre un secolo il cinema fantastico e dell’orrore (che spesso si è ispirato alle loro opere) ed è uno dei protagonisti del cosiddetto Romanticismo nero.
È chiaro che l’uomo in questo clima avverte quelle che sono le forze esterne a lui, forze che non si possono comprendere e domare, poiché vanno al di la delle nostre capacità e superano i nostri limiti. Ecco dunque che alla visione settecentesca di una natura che viene plasmata e dominata dall’uomo subentra invece una natura selvaggia, libera da tutto, potente che l’uomo non può controllare. Foscolo, che non si può considerare un vero e proprio romantico, ma più tosto un precursore, che anticipò alcune tematiche del romanticismo; nelle ultime lettere di Jacopo Ortis(1799) fa una descrizione della natura. Egli parla di torrenti, sentieri, montagne, ghiacciai, utilizzando però gli aggettivi solitaria e minacciosa per descrivere la natura: La natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo regno tutti i viventi… La visione della natura come forza incontrastabile emerge ancora di più attraverso l’arte ; basti pensare al celebre dipinto di David Friedrich. Il protagonista di questo celebre dipinto è un viaggiatore solitario che, ritratto di spalle ed esattamente al centro del quadro, ammira un panorama mozzafiato sull’orlo di un precipizio roccioso. L’opera infatti è di grande impatto perché, pur non vedendo il viandante negli occhi e ignorando completamente i lineamenti del suo viso, possiamo facilmente immaginare la meraviglia e il tormento causati da uno spettacolo tanto particolare. Il sentimento che Friedrich vuole mettere su tela attraverso quest’opera è il sublime, tema molto caro agli artisti romantici, tanto pittori quanto letterati: si tratta di una sensazione fatta di meraviglia, sorpresa, attrazione, ma anche di sgomento, paura, preoccupazione. È una forza che attrae il viandante verso l’infinito mare di nebbia, ma che al tempo stesso lo turba, lo rende impotente. La natura prevale dunque sull’uomo – spesso rappresentato come una piccola figura nera nei dipinti di Friedrich – e il viaggiatore non può fare altro che ammirarla in silenzio, inerme. Il pittore dipinge quindi non soltanto semplici paesaggi, ma stati d’animo, emozioni umane. Il quadro può essere inoltre interpretato come esaltazione della solitudine e dell’individuo: nessuno disturba la quiete del dipinto, popolato soltanto dal protagonista che, solo, ammira il mare di nebbia, estraniato dal mondo, come fosse l’unico ad abitarla. La natura, come per la maggior parte degli artisti romantici, è la protagonista silenziosa di questo dipinto, in grado di rapire l’uomo e di condurlo a un momento di contemplazione e spiritualità.

Importante è anche il dipinto di John Martin, The Bard. Nel quadro notiamo immediatamente gli scogli e le rocce titaniche che si stagliano verso l’alto, quasi a rivolgere lo sguardo al loro Dio creatore. Spicca anche la presenza di un torrente, che scorre con grande impeto e velocità . Le figure umane, e le opere costruite dagli uomini; come il castello sulla sinistra, hanno un ruolo marginale nel dipinto, in quanto sono piccolissimi e sembrano quasi confondersi con il paesaggio circostante.

Ma le tematiche del Romanticismo sopra affrontate, non sono quelle che tutt’oggi muovono e accompagnano l’uomo in ogni istante della sua vita? Quante volte l’essere umano vagheggia la presenza di mondi inesplorati, presenti nell’immensità dell’universo? O delle fantastiche creature che li popolano?
Quante volte l’uomo vorrebbe fuggire, vivere in un luogo lontano, in un bosco fittizio, lontano da tutto e da tutti? E quanto spesso egli si sente piccolo piccolo, inerme e schiacciato dalla potenza della natura? Di un terremoto, di un maremoto, di un temporale o di un vento gelido che piega ogni albero?
Dunque il Romanticismo nero, ha sicuramente segnato la mente umana e ha contribuito a realizzare e a plasmare la mente umana in tutte le sue forme, contribuendo allo stesso, a realizzare nel tempo opere artistiche e letterarie di grandissima importanza.
Chiara Scaravilli V A

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