IL DONO DELL’AMICIZIA

amiciziaL’amico è stato da sempre il punto di riferimento per i più piccoli e per gli adulti. Spesso all’amico si attribuisce tanta importanza da vederlo addirittura come un membro della propria famiglia. L’amico è un dono poiché, come dice Cicerone nelle “Lettere ad Attico” (1), è colui che è depositario della confidenze e che sa dire le parole giuste al momento giusto.

E’ necessario fare una giusta scelta delle proprie amicizie giacché non sempre le persone che riteniamo amiche sono tali; infatti F. Uhlmann (2) afferma “Nella mia classe non c’era nessuno che potesse rispondere all’idea romantica che avevo dell’amicizia, nessuno che ammirasse davvero o che fosse in grado di comprendere il mio bisogno di fiducia […]”. Cos’è appunto un amico se non una persona leale e affidabile? Ovviamente è importante trovare una persona con cui si scambino amorosi sensi, l’amico d’altronde è colui che appoggia le tue idee, che è sempre presente nei momenti di bisogno e non, l’amico è quella figura che non si ha bisogno di vedere; basta percepire la sua complicità con la mente e il suo affetto con il cuore. Esprime a pieno questo pensiero il dipinto di Raffaello Sanzio (3), dal momento che rappresenta la sua persona che appoggia, in segno di consolazione, la sua mano nella spalla dell’amico.
L’amicizia è ebbrezza dell’anima e allegria che riempie le giornate, come nel caso di Dante (4) che in un suo sonetto, esprime il vivo desiderio di vivere in isolamento con i propri amici, perché questi bastano affinché una giornata sia migliore e piacevole; infatti rendono la vita meno monotona e meno noiosa, quindi allontanano e fanno vivere il corpo e lo spirito fuori dal peso della quotidianità: l’amico fa emergere da noi il meglio e ci fa vivere in uno stato di leggerezza e di serenità.
L’amicizia è di per sè un dono perpetuo, giacché il vero amico ti accompagna nella vita, parimenti all’amico Piero di Guccini; (5) quest’ultimo, appunto, canta che il suo è un vecchio amico conosciuto venticinque anni prima, con il quale ha condiviso i momenti allegri e spensierati dell’estate, ovvero della giovinezza. Proprio in questa canzone è opportuno sottolineare la frase “Io appena giovane sono invecchiato tu forse giovane non sei stato mai”; l’autore con questa espressione ci vuole fare intendere che l’amico è un complemento, completa il nostro essere, come in una coppia di amanti, l’amico deve colmare i nostri difetti con i suoi pregi, in questo caso Piero era il ragazzo maturo del duo. Quest’aspetto non è proprio solo dell’amore tra due amanti, ma è fondamentale nell’amore tra due amici, in quell’amore senza malizia che diventa quasi romantico, come scrive F.Uhlmann, (2), e quell’amore addirittura disposto a sacrificare quasi con gioia la propria vita. Pensate, dunque, come sia straziante il pensiero di perdere un amico con il quale ci si era allontanati per motivi politico-sociali come il nazismo in Germania e dopo molti anni aprire un giornale e leggere del suo omicidio perché partecipe ad un complotto contro Hitler, pensiero tratto dal “L’amico ritrovato” di Uhlmann (2), pensate come venga annullata quella speranza di riagganciare un antico rapporto andato perduto, riflettete come una situazione del genere possa far capire quale sia davvero il potere dell’amicizia, la quale riesce a creare un legame talmente saldo da mantenere vivo l’amore tra due esseri sebbene distanti nel luogo e nel tempo.
Non sempre, però, l’amicizia può continuare negli anni; questo accade perché tra l’infanzia e l’adolescenza avvengono cambiamenti profondi sia nel temperamento che negli interessi di un individuo e quindi, purtroppo, questo porta alla separazione di due o più amici che a seguito di diverse e confluenti incomprensioni giungono ad un bivio che li porta alla separazione, spesso definitiva, riflessione che ritroviamo nell’opera di A. De Carlo (6).
A proposito di separazione è bene evidenziare un aspetto in cui si vive l’amicizia nel ventunesimo secolo.
Partiamo dal fatto che oggi è molto avviato il progresso tecnologico e la globalizzazione degli stati sociali di un popolo; ciò è importante perché si vive la vita attraverso un dispositivo elettronico che, per mezzo dei social network, milioni di persone entrano in contatto sebbene distanti, anche chilometri, tra loro. Leggendo l’articolo di M. L. Rodotà (7) notiamo che questo fenomeno è molto influente sui rapporti socio-culturali tra la gente, ma scendendo nel dettaglio questo aspetto influenza molto e da vicino il significato di amicizia, il quale perde del tutto il suo vero essere diventando un termine convenzionale privo del suo reale senso. Ormai il ragazzo come l’uomo adulto blocca la sua relazione dietro ad uno schermo venendo a mancare del contatto sublime creato dal dialogo frontale e dallo scambio orale di parole. Al giorno d’oggi l’amico è virtuale e l’appoggio, la fiducia, l’ammirazione non si cerca solo dalle persone davvero importanti, ma da un pubblico chiamato dai social “amico” che acclama l’operato di ciascuno di noi.
Si cerca sostegno scrivendo stati su Facebook, ma effettivamente, a parte un primo sollevamento d’animo, poi non ci si trova la giusta forza per affrontare un problema come sostiene sempre M. L. Rodotà.
In conclusione l’amicizia è un vero dono perché deve essere coltivato e curato costantemente, e soprattutto mantenendo un rapporto diretto; non è infatti retorico dire “Chi trova un amico, trova un tesoro”, anzi è pura verità perché l’amico arricchisce l’animo e la mente di ciascuno di noi.

(1) Marco Tullio Cicerone, Lettere ad Attico, 1-5,a cura di S. Rizzo, A. Mondadori, Milano 1991.
(2) F Uhlman, L’amico ritrovato, trad. it. Di M. G. Castagnone, Feltrinelli, Milano 1986.
(3) Raffaele Sanzio, Autoritratto con un amico, 1518-1519, olio su tela, Parigi, Museo del Louvre.
(4) Dante, sonetto composto in età giovanile, dedicato all’amico Guido Cavalcanti.
(5) F. Guccini, Canzone per Piero.
(6) A. De Carlo, Due di due, Einaudi, Torino 1989.
(7) M. L. Rodotà, L’amicizia svuotata nell’era di Facebook. Meno tempo assieme e affinità, più dialoghi tra (quasi) sconosciuti, in “Corriere della Sera”, 27 dicembre 2009.

Il Sole 24ore / Cultura
ALESSANDRA ANZALONE

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