FEDE E RAGIONE: CONFLITTO ETERNO O OPPOSTI COMPATIBILI?

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Con le scoperte della Rivoluzione Scientifica del XVI secolo venivano scardinate molte delle certezze ritenute tali dalla Chiesa, poiché si basavano su quanto scritto nella Bibbia. Si creò così una dicotomia tra fede e ragione che è durata nel corso dei secoli e che tutt’oggi è considerata da molti una contraddizione. Inizialmente fede e ragione erano viste dalla chiesa come due mondi antitetici in quanto le scoperte scientifiche mettevano in dubbio la verità rivelata nella Bibbia; proprio per questo la teoria eliocentrica di Copernico era stata subito condannata.

Sarebbe stato ucciso anche lo scienziato Galileo Galilei che era riuscito a dimostrare la teoria di Copernico, grazie all’invenzione del cannocchiale, se non avesse abiurato le sue tesi. Galilei, inoltre, da cattolico qual’era, nelle Lettere Copernicane definisce alcuni principi di fondamentale importanza per risolvere la questione dei rapporti tra scienza e fede e in particolar modo nella Lettera a Benedetto Castelli sostiene che Bibbia e natura sono entrambe fonti di conoscenza attendibili in quanto derivanti da Dio; la prima spiega le verità che riguardano la salvezza dell’anima, la seconda le leggi degli eventi naturali. Le difficoltà sorgono quando l’uomo confonde i due ambiti e, soprattutto, se ritiene di poter trovare nella Sacra Scrittura le spiegazioni dei fenomeni fisici, anche nel caso in cui queste contrastino con i risultati di un’indagine razionale della natura. Tali fraintendimenti nascevano spesso a causa di un’interpretazione esclusivamente letterale che si ostinava ad applicare alla Bibbia. Per Galilei, infatti, la Bibbia non è un trattato scientifico, ma è stata scritta con uno scopo religioso, quello di guidare gli uomini alla salvezza eterna. Sant’Agostino, uno dei più grandi filosofi cristiani, , riteneva che ragione e fede fossero strettamente unite e in grado di collaborare e di rafforzarsi a vicenda. La teoria agostiniana dei rapporti tra ragione e fede si sintetizza nella formula «crede ut intelligas et intellige ut credas», ovvero credi per capire e capisci per credere. Con queste affermazioni Agostino intende dire che per capire, ossia per trovare la verità, è indispensabile credere cioè possedere la fede la quale è simile alla luce che indica il cammino da seguire; viceversa, per avere una fede salda è indispensabile comprendere ed esercitare l’intelletto. Allo stesso modo anche San Tommaso diceva che fede e ragione non possono entrare in contrapposizione perché entrambe sono state date da Dio all’uomo e sono complementari, l’una serve al realizzarsi dell’altra; addirittura la ragione aiuta la fede chiarendo i preambula fidei. Questo concetto di complementarietà è stato ripreso più recentemente da papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et Ratio, pubblicata il 14 settembre 1998, secondo la quale fede e ragione sono delle ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità, questi due opposti non si escludono a vicenda ma sono compatibili «la ragione è un grande dono di Dio all’uomo che però non è completa se non illuminata da dio stesso; la fede quindi completa e perfeziona la ragione ed è anch’essa esercizio del pensiero». Nonostante il progresso scientifico con le sue scoperte talvolta vada contro ai dogmi della religione, anche gli scienziati ammettono i limiti della scienza;Albert Einstein considerato uno dei più grandi fisici di tutta la storia della scienza infatti sosteneva che «la religione senza la scienza è cieca, la scienza senza la religione è zoppa», alludendo al fatto che entrambe sono l’una al servizio dell’altra. William Bragg anch’egli fisico paragonò scienza e religione al pollice e alle altre dita della mano che «sono opposti, ma si tratta di un opposizione per mezzo della quale tutto può essere realizzato».

Mattia Triscali IVA

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