Il rispetto per l’anziano di ieri e di oggi

fiorella
Quanto rispetto si da al vecchio nella società odierna e quanto invece se ne dava al tempo dei Greci o dei Romani? Sicuramente non in egual parte, infatti ci sono moltissime differenze: certamente la più importante è che la persona anziana non viene più vista come una figura autorevole e fonte di saggezza che dava consigli e istruiva i più giovani, ma viene vista come un peso inutile che spesso viene schernita e derisa tanto da riuscire a portarla al punto di non aver più voglia di vivere poiché una persona non può vivere da sola tutta la vita.

Allora un modello da dover seguire è quello di Cicerone il quale, in un suo trattato intitolato “Sulla vecchiaia,XVIII,62-64”, esalta la figura del “Vecchio mal vissuto” raccontando di un anziano che recatosi ad Atene per alcuni giochi cercò posto tra gli Ateniesi che però non lo degnarono neanche di uno sguardo; allora andò dagli Spartani, che onoravano i vecchi, i quali si alzarono tutti per farlo sedere in mezzo a loro. Cicerone conclude dicendo «gli Ateniesi sapevano quel che era bene, ma non lo volevano fare».
Senza alcun dubbio la gente di oggi può essere paragonata agli Ateniesi poiché è proprio ciò che accade quando una persona anziana cerca di sedersi in un qualsiasi luogo pubblico e nessuno cede il proprio posto, invece la gente di oggi dovrebbe seguire il modello degli Spartani, quindi si dovrebbe onorare la figura dell’anziano e portare rispetto.
Un altro modello da seguire sarebbe quello di Seneca nella “Lettera a Lucilio XXVI 1-2” dove il filosofo sostiene «il termine “vecchiaia” designa un’età stanca, ma non affranta»; ciò è vero perché fisicamente una persona anziana è stanca dato che ha lavorato tutta la vita, ma non è infelice perché basta poco per far felice un anziano ad esempio avere i suoi parenti attorno a lui e invece di questi tempi avviene esattamente l’opposto come viene esemplificato da J.Manetti in un articolo “E l’anziano telefona al salvavita per battere la solitudine delle feste”, in “La Repubblica 27 dicembre 2004”; si racconta di una donna anziana che ha il piacere di vedere il figlio almeno a Natale, ma questo “privilegio” non le viene concesso «si scopre che vuole soltanto che qualche parente si faccia vivo». Questa è la prova schiacciante di come vengano emarginati gli anziani; non solo anche C. Benozzo in “Panorama di attualità anziani” definisce con esattezza la Terza Età «gli anziani[…]sono una categoria spesso volutamente ignorata o, addirittura, dimenticata. Finché gli anziani conservano una funzione attiva all’interno del nucleo familiare,[…]allora sono accettati o tollerati, ma quando[…]non si ha più bisogno della loro presenza, troppo spesso diventano un peso inutile e gravoso, di cui si desidera solo sbarazzarsi».
Se questa è la gratitudine dei figli verso i loro genitori, allora la società moderna è andata fuori strada, perché come è possibile pensare di mandare fuori di casa la propria madre o il proprio padre i quali hanno fatto di tutto per dare un’educazione corretta. Si dovrebbe anzi dire grazie a queste persone volgarmente chiamate “vecchi” perché sono loro che hanno costruito ciò che è l’oggi, che quindi è un dono ed è per questo che si chiama presente.
Se noi oggi viviamo in un mondo si può dire, quasi senza difficoltà, che è grazie a loro che invece hanno passato momenti davvero difficili come la guerra dove le persone non avevano neanche il pane quotidiano che serviva per sfamare una famiglia e quindi hanno dovuto patire la fame e la sete; inoltre anche se gli anziani sono alquanto ignoranti non si può fare loro una colpa dato che a quei tempi non c’era la possibilità di studiare e avere una cultura.
In conclusione la nuova generazione dovrebbe ringraziare gli anziani e anzi imparare da loro dato che sono le uniche persone ancora in vita ad essere stati testimoni oculari di ciò che è stata la storia dell’Italia, pertanto potremmo imparare da loro attraverso i loro racconti che sicuramente sono ancora floridi nelle loro menti.
SAVERIO DE LUCA III A

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