La società moderna è caotica, frenetica e stressante e non facciamo altro che correre, senza accorgerci che il tempo passa, come afferma Fiorella Mannoia: “Il tempo non torna più”. Ma l’attenzione dell’uomo dovrebbe essere rivolta al presente. La percezione dello scorrere del tempo ha affascinato poeti, cantanti e filosofi di ogni generazione, che l’hanno vissuta secondo le loro emozioni e il loro stato d’animo. Una delle testimonianze più antiche ci viene dal poeta Mimnermo, il quale afferma che preferirebbe morire piuttosto che invecchiare. Infatti pensa che la vecchiaia sia la fine della vita anche se, nel mondo greco, i filosofi consideravano la vecchiaia come fonte di saggezza.
Quindi il poeta non è in grado di godere dell’attimo per via del senso di precarietà che proviene dal presentimento del sopraggiungere dell’odiosa vecchiaia. Al contrario i poeti Catullo e Orazio invitano ad amare e a godere della vita, anche se il pensiero della brevità della vita genera in loro un po’ di angoscia. Catullo vive la vita freneticamente quasi a voler catturare tutto. Nel suo carme esorta Lesbia, la donna amata, ad abbandonarsi all’amore e a viverlo intensamente. Le ricorda che il sole tramonta e rinasce, ma la vita dell’uomo è breve, ed è seguita da una notte eterna. Invece Orazio con il suo Carpe Diem, che è diventato un motto molto famoso, nelle sue odi afferma che l’unico modo per vivere appieno il presente è cogliere intensamente ogni momento come se fosse l’ultimo. Anche Eraclito, filosofo del V sec. a.C., concepisce il mondo come un flusso perenne in cui <
Catullo, carme 5
Orazio, Odi, I 11
Lorenzo de’ Medici, Canzona di Bacco, 1490 ca., vv. 1-4
GALVAGNO CARLOTTA IV A