Scissione insanabile tra religione e scienza

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La querelle sui rapporti tra scienza e fede non può essere individuata prima della Rivoluzione Scientifica, prima del 1600-1700, poiché fino a quel momento le due discipline non si erano ancora mai trovate in contrapposizione. Nonostante ciò i filosofi cristiani del basso Medioevo avevano comunque analizzato il rapporto tra ragione e fede; Agostino nella sua opera “Soliloqui” scriveva: «Crede ut intelligas, intellige ut credas» (credi per capire capisci per credere): affermava dunque che fede e ragione sono strettamente unite, per capire è indispensabile credere, poiché una conoscenza priva di fede è sinonimo di tracotanza; mentre per avere una fede salda è indispensabile comprendere ed esercitare l’intelletto.

Inoltre nelle sue due opere “De actis cum Felice Manichaeo” e “De Genesi ad litteram” egli affermava che le sacre scritture avevano il compito di condurre l’uomo alla salvezza, quindi un fine meramente religioso ed escatologico, e non quello di formare gli scienziati. Lo stesso principio filosofico verrà ripreso anche da Anselmo d’Aosta e da Tommaso. Quest’ultimo introdurrà il concetto di verità di fede e di verità di ragione, affermando però che la verità di fede non può essere in contrasto con la verità di ragione, poiché la verità non può contraddire la verità. Circa la veridicità dei testi egli nei “Quodlibeta” e nella “ Summa Theologiae” affermerà che tutto ciò che è contenuto nelle sacre scritture è vero, e poiché queste sono sottoposte a varie interpretazioni non bisogna accettare solo una di queste, ma bisogna lasciare spazio anche a quelle che riusciranno a chiarire i punti controversi. Le difficoltà del rapporto fra scienza e fede sorsero quando la rivoluzione copernicana e nuove scoperte scientifiche mise in dubbio l’infallibilità della Bibbia. Copernico infatti affermava non solo che il mondo fisico avesse una struttura di tipo matematico, ma la sostanziale novità della sua ricerca sta nell’aver invertito le posizioni della Terra e del Sole. L’opera di Copernico “De revolutionibus” sarà pubblicata solo nel 1543 anno della sua stessa morte. Nella prefazione scritta da Osiander e inserita nel libro senza il permesso di Copernico, il teologo tedesco sosteneva infatti che le teorie di Copernico non erano reali, ma era utili solo per dei calcoli matematici. Egli fa quindi un’interpretazione strumentalistica poiché tende a ridimensionare la portata rivoluzionaria delle idee di Copernico, in contrapposizione al filosofo Imannuel Kant che paragonò la novità della propria gnoseologia a quella introdotta in astronomia da Copernico. L’intenzione di Copernico non è sicuramente quella sostenuta da Osiander, in quanto egli aveva un atteggiamento molto realista. La sua morte non gli permise di opporsi alla prefazione dello scienziato tedesco. La chiesa cattolica interverrà a frenare le idee dell’eliocentrismo solo vari decenni dopo, probabilmente grazie alla prefazione, o probabilmente perché il cattolicesimo del periodo sarà più tollerante rispetto all’età della Controriforma. Diversa sarà infatti la reazione che il Sant’uffizio e la Santa Inquisizione avranno dinnanzi a Galileo. Egli aderì al copernicanesimo e pubblicò la sua opera “Sidereus Nuncius” nel 1610. Questa dava notizia dell’esistenza di molte altre stelle rispetto alle cinquanta di Aristotele; ciò comportava un universo più grande ed, inoltre, affermava l’irregolarità della superficie lunare dovuta alla presenze di catene montuose, depressioni, macchie lunari; tutto ciò in contrapposizione con la descrizione del quinto elemento di Aristotele; e sosteneva l’esistenza di quattro satelliti giovani, dimostrando che tutti i movimenti celesti non avvenivano attorno alla Terra. Le teorie di galileo e l’eliocentrismo furono definitivamente censurati dal Sant’uffizio nel 1616, nonostante egli nella Lettera a Benedetto Castelli del 1613, riprendendo le teorie agostiniane, aveva affermato ancora una volta che la Bibbia non è un trattato scientifico, e l’intenzione dello spirito santo è di insegnarci come si va in cielo e non come vada il cielo. Una figura di rilievo nel caso Galileo fu il cardinale Roberto Bellarmino, un uomo autorevole e purtroppo unico ecclesiastico a mostrare un’apertura mentale nei confronti delle nuove teorie scientifiche. Proprio per l’unicità di questo personaggio Galileo fu costretto all’abiura il 22 Giugno 1633. La condanna di Galileo dimostra la chiusura della rigida chiusura della chiesa nei confronti della ricerca scientifica. Come afferma Ludovico Geymonat nella sua opera “Galileo Galilei” Il caso Galileo segna una frattura insanabile tra la religione e la scienza. Lo scontro tra razionalità scientifica e moralità religiosa venne raccolto da alcuni filosofi, tra cui Blaise Pascal, ma ha avuto forti ripercussioni e condizionamenti nella storia moderna e contemporanea. Il punto di vista da cui viene osservata la scienza è sicuramente diverso, nonostante sia trascorsi quattro secoli dal ‘Caso Galileo’ questa non ha ancora trovato il posto da occupare all’interno dello società, non si è ancora liberata dai timori e dai condizionamenti. E proprio l’orrore di questi scienziati dinnanzi al risultato ottenuto (la bomba atomica) timori che non sono più solo religiosi, ma sono legati alle conseguenze imprevedibile e forse catastrofiche e al fatto che la scienza Risulti intrinsecamente pericolosa (Hobsbawm “Il secolo breve”), condizionamenti che non sono più religiosi ma dovuti alla politicizzazione della scienza, che toccò il suo culmine nella seconda guerra mondiale (Hobsbawm “Il secolo breve”). La scienza non riesce dunque a procedere senza trovare degli ostacoli e senza che gli vengano posti dei limiti che siano religiosi, politici, ma nonostante ciò essa non può fermarsi poiché darebbe inizio ad un eterno secolo buio. «Ho speso tutta la mia vita per la liberta della scienza e non posso accettare che vengano messi dei chiavistelli al cervello: l’ingegno e le libertà di ricerca è quello che distingue l’Homo Sapiens dalle altre specie; solo in tempi bui la scienza è stata bloccata. Oggi più che mai bisogna affermare il principio che gli scienziati hanno il diritto di partecipare a decisioni politiche piuttosto che essere vittime di movimenti oscurantisti e antiscientifici» ( R. Levi Montalcini, dal discorso tenuto il 13 Febbraio 2001 nella scala della biblioteca di Montecitorio)
Puglisi Susanna IV A

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