Il romanticismo: una nuova sensibilità

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Tra la fine del settecento e la prima metà dell’ottocento in Europa si diffonde
un vasto movimento culturale che interessa tutti gli aspetti della società dell’
epoca e che promuove un profondo rinnovamento nella concezione della vita,
dell’uomo, e della storia : il romanticismo.
Il termine romantico nasce per la prima volta in Inghilterra: qui l’aggettivo
romantic era usato con valenza negativa sin dal seicento per indicare la
letteratura cavalleresca caratterizzata dalla fantasia.

Tuttavia nel settecento il
termine assume un valore positivo per fare riferimento a tutto ciò che colpisce e coinvolge la sensibilità dell’uomo. In Francia viene coniato il termine
romantique con lo scopo di indicare tutti i fenomeni naturali che suscitano tenerezza, malinconia. Si è parlato in proposito di sensibilità romantica perché
molti aspetti della cultura della fine del settecento sono alla base dei movimenti letterari che danno vita al romanticismo. Questo fenomeno estremamente
complesso che investe tutti i campi del sapere, pur presentando temi e interessi comuni, è caratterizzato da fisionomie distinte: per questo occorre parlare di un romanticismo tedesco, inglese, italiano e così via. La data ufficiale che segna
l’inizio del romanticismo tedesco risale al 1798, quando un gruppo di letterati
fonda la rivista Athenaeum, sulle cui pagine vengono elaborati i concetti teorici della cultura romantica ( libertà, fantasia, immaginazione). Dal punto di vista della poetica si è solito dire che il romanticismo si oppone al classicismo. La
poesia classica infatti si fondava sul principio di imitazione della natura. Una
volta raggiunto l’akmé della perfezione, non resta che cercare di riprodurla.
Deriva da qui il principio dell’imitazione letteraria: comporre significa imitare. Il prodotto deve essere poi rifinito con labor limae sino ad essere portato alla
perfezione formale. infatti i criteri più importanti del classicismo sono armonia, equilibrio, selezione. Ma per i romantici la poesia non è imitazione, quindi
esercizio razionale, ma l’espressione della soggettività libera dell’individuo. Proprio come dice G.Colini :《 non è vera poesia se non quella che ha vita
propria, ispirazione propria. In questo modo il soggettivismo acquista valenza
conoscitiva, diventa il mezzo per arrivare alla conoscenza. È una concezione
che ritroviamo soprattutto nella poesia dei romantici tedeschi e inglesi, fondata sull’intuizione di una realtà misteriosa. È anche l’esperienza descritta da
leopardi nell’ Infinito (1819): una siepe che impedisce allo sguardo di spaziare stimola nel poeta l’intuizione dell’infinito. Inoltre nasce un nuovo “canone” di
autori del passato, assunti a modello dalla nuova sensibilità. È molto
significativa ad esempio l’imitazione di Shakespeare, che simboleggia un’arte
più libera. Accanto a lui ci sono anche Ariosto e Tasso: autori che hanno
rifiutato i modelli classici per dare libera espressione allo spirito del loro
tempo. Inoltre la poesia nell’età romantica è improntata al vero, all’utile,
all’interessante. Con la concezione della poetica del vero, l’autore rivela non solo la propria adesione al romanticismo, ma contemporaneamente l’originalità nei confronti di questa corrente letteraria. Lo stesso Manzoni, che nella lettera a cesare d’Azeglio sul romanticismo afferma:《Il principio, di necessità tanto più indeterminato quanto più esteso mi sembra poter essere questo: che la poesia e la letteratura in genere debba proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo. (3)
Inoltre ciò che oppone i romantici agli illuministi è la sfera dei sentimenti. Gli
illuministi, grazie alla ragione erano convinti di poter sciogliere ogni dubbio,
poter rispondere a ogni domanda che riguardasse la sfera metafisica. Invece i
romantici capirono che la ragione, avendo dei limiti, non era in grado di
rispondere ai grandi interrogativi dell’uomo (chi siamo? che senso ha la vita?). Tuttavia mentre per gli illuministi tutti gli uomini sono uguali perché dotati di
ragione, per i romantici invece ogni uomo è diverso dagli altri in quanto prova sensazioni e stati d’animo diversi.
Il sentimento che viene esaltato per eccellenza dai poeti romantici è l’amore,
che rappresenta un’esperienza assoluta e totalizzante in grado di portare a una
conoscenza profonda di sé.
Oltre che nell’amore, anche nel dialogo con la natura l’eroe romantico cerca di
ritrovare sé stesso andando aldilà dei propri limiti. La natura viene intesa come manifestazione dello spirito divino, alla base di ciò vi è una visione
panteistica : immergersi e confondersi in essa è un modo per afferrare il senso della realtà.
Questi motivi trovano espressione nel quadro di Friedrich “Viandante davanti al mare di nebbia” (4), dove vengono analizzate le emozioni tipiche del poeta romantico.
Il viandante, girato di spalle, si ferma per contemplare la forza della natura; pur non conoscendolo, condividiamo le sue emozioni, il suo stupore, il suo senso
di impotenza di fronte a tale spettacolo.
La natura è una forza che attrae il viandante verso l’infinito mar di nebbia, ma che allo stesso tempo lo turba, lo rende impotente. quindi si può constatare come la natura sia in grado di condurre l’uomo verso la spiritualità.
Carlotta Galvagno V A

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