IL ROMANTICISMO E LA CONTEMPLAZIONE DEL DOLORE

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Gli sconvolgimenti provocati dagli eventi storici avevano favorito, in seno alla borghesia europea, il nascere di fermenti che si manifestarono in un nuovo modo di sentire e di pensare. Questa nuova cultura Ottocentesca fu detta Romanticismo. Essa non fu solo un movimento letterario, ma investì tutti gli atteggiamenti dell’ uomo, in ogni campo, e si basò fondamentalmente sulla rivalutazione del sentimento e sulla critica del pensiero illuminista. Gli orientamenti romantici criticano il pensiero illuminista scettico, sostenendo il ritorno alla religione; contro il cosmopolitismo affermano il concetto di nazione, rivalutando, in tal modo, la storia della quale l’uomo è considerato protagonista.

Il termine romantic fu usato dapprincipio in Inghilterra verso la metà del Seicento per indicare l’aspetto irreale e falso dei romanzi cavallereschi in voga all’epoca. Quando il termine romantic fece il suo ingresso in Francia fu Rousseau ad utilizzarlo come sinonimo di ‘’Pittoresco’’, o per esprimere la malinconia che un certo paesaggio può suscitare. Ma il Romanticismo vero e proprio sorse in Germania come reazione al predominio della cultura francese illuministica e classicheggiante, con il movimento dello Sturm und Drang, dal quale prenderanno le orme i fratelli Schelegel, che definiranno il Romanticismo come ‘’Più idoneo ad esprimere le esigenze morali ed estetiche della coscienza moderna’’.
Per quanto riguarda l’Italia del periodo, questa fu terreno di aspre polemiche tra i sostenitori del classicismo e quelli del romanticismo. Nacque così il ‘’Conciliatore’’ come fulcro espressivo della schiera dei romantici italiani. La suddetta polemica prese spunto da un articolo di Madame de Staël dal titolo ‘’Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni’’. Tale articolo, apparso nel 1816, era un esplicito invito rivolto agli italiani, a smettere di ristagnare nella tradizione classica ormai pienamente sviscerata, e ad aprirsi alle nuove tendenze. Fu la nascita ufficiale del romanticismo italiano.
‘’ Quando i letterati d’un paese si vedono cader tutti e sovente nella ripetizione delle stesse imagini, degli stessi concetti, de’ modi medesimi; segno è manifesto che le fantasie impoveriscono, le lettere isteriliscono, a rifornire non ci è migliore compenso che tradurre da poeti di altre nazioni […] Dovrebbero a mio avviso gl’italiani tradurre diligentemente assai delle recenti poesie inglesi e tedesche; onde mostrare qualche novità a’ loro cittadini […].’’ ( Madame de Staël, Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni, dalla ‘’ Biblioteca italiana, 1816).

‘’Quella vita , che m’aveva all’inizio affascinato, non tardò a divenirmi insopportabile. Mi stancai delle ripetizione delle scene e delle stesse idee. Mi misi a sondare il mio cuore , a domandarmi che cosa desiderassi. Non lo sapevo; ma mi convinsi tutt’a un tratto che i boschi sarebbero stati per me deliziosi.’’ ( Chateaubriand Francois de, Renè, 1800 ca.).
Durante il Romanticismo, l’uomo avverte i problemi che affliggono lo spirito alimentato da un sentimento che si combina con una dolente sfiducia, l’insoddisfazione del presente e della realtà, della solitudine, l’evasione dal passato e il rifugio nel sogno. Temi molto cari ai poeti romantici furono inoltre l’aspirazione all’infinito e il dolore. L’ebrezza dell’infinito rende variopinte le esperienze dei romantici che sono, in genere, spiriti bramosi di assoluto, desiderosi di annientare le barriere del finito e di andare oltre lo spazio, il tempo, il dolore, la morte. I grandi poeti italiani del periodo, ossia Foscolo, Leopardi e Manzoni, non potevano non sentire l’influsso di questa crisi pessimistica, alla quale ognuno di essi reagì secondo il proprio temperamento, la propria educazione, il proprio pensiero. Il tramonto delle idee illuministiche ed il superamento del concetto di una felicità alla portata di tutti avevano fatto constatare che la vita è dolore. Nel Leopardi, la tendenza a rinchiudersi in se stesso a causa delle tristi e pessime condizioni di salute, acuirono il pessimismo fino alla disperazione. Dolore quindi senza scampo, al quale il Leopardi non seppe dare un significato. La natura matrigna sta lì inerte a guardare il dolore dei suoi figli e ne gode: ‘’O natura cortese, […] pene tu spargi a larga mano; il duolo spontaneo sorge: e piacer, quel tanto che per mostro e miracolo talvolta nasce d’affanno, è gran guadagno.’’ ( Leopardi, La quiete dopo la tempesta, dai Canti).
Anche il Manzoni ebbe una concezione dolorosa della vita, ma da essa arriverà al concetto della Provvida Sventura. Il dolore riporta l’uomo a Dio e questo pensiero placa il pessimismo di Manzoni. Il dolore riempie il mondo, ma la Provvidenza guida i fatti umani secondo una giustizia superiore, facendo in modo che i virtuosi ottengano il loro premio.
Come già accennato, la produzione dell’età romantica è complessa e multiforme e insieme ai tre principali interpreti, molti altri hanno dato impulso e contributo al romanticismo italiano.

Schilirò Francesca V A

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