L’ attimo che fugge

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Fin dall’origine dei tempi una delle domande fondamentali che l’uomo si è sempre posto è stata la brevità del tempo. Oggi come si riesce a dare una risposta a questo quesito millenario? In molti vedono la risposta a questa domanda nel famosissimo motto Carpe Diem, un invito al godersi la brevità della vita a non rimuginare troppo, al non porsi a confronto con gli altri, perché, appunto, parlando seriamente l’uomo passa la maggior parte della propria vita a mettersi a confronto con gli altri … al pensare di non aver fatto una cosa così come voleva farla. È tutto una grossa perdita di tempo; è ovvio che la vita non deve basarsi solo sulle competizioni. Sì non guasterebbe avere un pochino di sana competizione, ma non bisogna porla come filosofia di vita altrimenti non si riuscirebbe a vivere

. Questo tema è stato largamente trattato dai vari scrittori sia del presente e sia del passato; uno di questi è Alceo esponente della lirica monodica che nel suo frammento 73 D, vv 1-4 tra. E. Mandruzzato, discute col suo amico Melanippo della brevità della vita, del fatto di goderla, perché quando lui con l’arrivo della morte non avrebbe più rivisto la luce del sole. Un altro autore del passato è Mimnermo, famosissimo autore che più volte insiste su questo tema. Famoso è il suo frammento, poi successivamente ripreso da autori moderni come Monti o Foscolo, il quale pone la brevità della vita degli uomini a confronto con le foglie cadenti. Di autori del Rinascimento, uno tra i più famosi è Lorenzo Dei Medici che nella sua canzone Il trionfo di Bacco e Arianna (1490 ca, vv 1-4 ) tratta il tema della giovinezza, bella da vivere, ma purtroppo estremamente breve. È così la vita deve essere vissuta ovviamente nel migliore dei modi senza rimpianti ma ricca di gioie.
DI FAZIO MAIRA IV A

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