Figura autorevole e fonte di saggezza o peso inutile?

SUSANNA
Una domanda che bisognerebbe porsi più spesso, una domanda che dovrebbe far mettere da parte l’indifferenza e far riflettere, cosa provano le cosiddette persone della “terza età”? si sentono inutili o credono di essere una fonte di saggezza? Con il termine vecchiaia si indica quella moltitudine di individui con i capelli bianchi che non possono più fare parte del meccanismo produttivo e si avviano lentamente alla morte.

Oggi il numero degli anziano è di gran lunga superiore a quello dei bambini, poiché con il progresso in campo medico farmaceutico e di conseguenza un miglioramento del benessere generale, la vita media è cresciuta; gettando uno sguardo al passato, i sessantenni che fino a pochi anni fa venivano considerati “anziani” oggi non lo sono più, poiché oggi sono molti i cittadini che hanno superato la soglia dei settanta anni se non addirittura degli ottanta. Ma purtroppo l’innalzamento della vita media non è stato direttamente proporzionale al miglioramento dello stile di vita, infatti oggi gli anziani vengono emarginati dalla società, abbandonati al proprio destino e vivono in uno stato di disinteresse generale. Come diceva Cicerone nella sua opera “Sulla vecchiaia” Possono i capelli bianchi e le rughe modificare l’autorevolezza di una persona?“Sicuramente no, poiché quest’ultima è il frutto di una vita vissuta con onestà. Gli anziani, i nonni sono una fonte inestimabile di cultura, di sapere, quante volte si sente pronunciare da loro “ Ai miei tempi”…”Alla tua età” ma, purtroppo, spesso non ci si ferma ad ascoltarli, poiché nessuno ha né la pazienza né il tempo né la voglia di ascoltarli. Una società cosi legata al consumismo, al denaro, al tempo non può permettersi di far perdere questi antichi valori. Lo stesso Seneca nelle “lettere a Lucillo” dice «Non avverto nel mio animo le ingiurie del tempo, mentre le sento nel corpo. Soltanto i miei difetti e tutto ciò che era al loro servizio sono invecchiati, l’animo è vigoroso e si rallegra di non avere molto da spartire con il corpo: ha deposto gran parte del suo, esulta e mette in discussione con me la vecchiaia». Ai tempi dell’antica Roma gli anziani sentivano il peso della vecchiaia non nell’animo ma nel corpo, e addirittura riuscivano a farsi scivolare gli insulti, i segni del tempo poiché erano consapevoli della loro importanza e della loro sapienza. Ma oggi è ancora così? Gli anziani riescono a superare l’impatto con la vecchiaia e tutto ciò che essa comporta? E la società li ammira o li vede come un peso?
Rispondendo alla prima domanda,fino a pochi decenni fa gli anziani vivevano nell’ambiente famigliare per tutto l’arco della vita, ma oggi non tutti gli anziani riescono ad affrontare energicamente la vecchiaia poiché quando manca il sostegno dei cari, quando manca il calore umano, la radio, la televisione, i giornali servono a ben poco. Altri per affrontare la solitudine si rivolgono a case di riposo, che probabilmente riescono ad abbattere la solitudine, ma non la mancanza dei propri affetti, quotidianamente, ma soprattutto durante le feste:” Natale è il giorno più duro. La signora Paola ci ha detto che suo figlio alle 11 del mattino le ha portato pasto e arrosto ma poi è andato via, con moglie e figli, dalla suocera. Aveva davanti i piatti caldi ma piangeva […] vuole soltanto che qualche parente si faccia vivo” J.Meletti, E l’anziano telefona al salvavita per battere la solitudine delle festa, la Repubblica, 27 dicembre 2004. Altre volte a causa della loro non-autosufficienza sono costrette ad assumere delle badanti, a dover convivere con gente che non si conosce, di cui non ci si fida e quindi a vivere nel terrore :”C’è la signora che ha la badante ma ancora non riesce a parlare e non capisce quello che dice. Ha paura che questa donna straniera possa portarle via i soldi della pensione” ” J.Meletti, E l’anziano telefona al salvavita per battere la solitudine delle festa, la Repubblica, 27 dicembre 2004 Gli anziani hanno bisogno di protezione, accudimento, presenza affettiva da una parte e dimostrazioni di stima, apprezzamento dall’altra. Nell’invecchiamento ritornano i bisogni infantili e non è sufficiente offrire sicurezza nei confronti del timore di essere abbandonati ma è necessario gratificarli attribuirgli ruoli importanti e di una certa rilevanza.
Mentre per rispondere alla seconda domanda, sicuramente la gran parte della società li vede come un peso, poiché non sono produttivi, non importa se hanno lavorato per 30 o 40 anni, se hanno fatto i medici o i contadini, se hanno permesso ai propri figli di realizzare i propri sogni o se hanno contribuiti a crescere ed educare i nipoti; l’unica dato di fatto è che sono un peso perché hanno bisogno di essere compresi, ascoltati, accuditi. Nelle citta capita spesso di incontrare dei volti afflitti, segnati dal dolore e dalla sofferenza, che camminano per le strada più deserte, facendo intravedere un filo di malinconia e un senso di calma apparente. Questo sono degli uomini che hanno già superato la soglia degli ottanta anni e hanno la consapevolezza di avere solo pochi anni vita, di una salute fisica in continuo declino ma soprattutto hanno la certezza di pensioni modeste e di un futuro senza dignità:” La signora G. racconta che va a letto tutta vestita, perché per risparmiare deve spegnere il riscaldamento” ” J.Meletti, E l’anziano telefona al salvavita per battere la solitudine delle festa, la Repubblica, 27 dicembre 2004.

Jovanotti nella sua canzone Quando sarò vecchio in poche parole riesce a descrivere e la triste e ormai diffusa situazione degli anziani: “Quando sarò vecchio sarò vecchio
di quelli che nessuno vuole avere intorno
Perché ha visto tutto ha fatto tutto
e non sopporta quelli che ora è il loro turno
Mi rispetteranno come si rispetta il tempo che
separa lo studio dall’esame
Spero di esser sazio dei miei giorni
eviterà il mio sguardo chi c’ha ancora fame
Nella notte ascolterò disteso
la goccia inesorabile di un lavandino
che scandisce il tempo come un assassino
come un assassino”
Puglisi Susanna 3A

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