DUE MONDI INCONCILIABILI: FEDE E SCIENZA

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Quanto può influire la scoperta scientifica e l’innovazione nella vita di un religioso con principi saldi? E quanto la religione è in grado di condizionare la vita di un uomo con sete di conoscenza che vuole spingersi sempre più oltre? Scienza e fede sono state in netta opposizione a partire dal XVI-XVII sec., periodo in cui prende avvio la prima rivoluzione scientifica, poiché vi è stato un tentativo da parte della scienza di portare alla luce una verità diversa da quella delle sacre scritture. La parola scienza è per il mondo religioso: minaccia, innovazione pericolosa, corruzione del sistema religioso. La religione non può accettare i discorsi scientifici sulla nascita del mondo che non hanno nulla di divino e mettono in dubbio la parola stessa di Dio, unico depositario di verità; viceversa la scienza ritiene inaccettabile spiegare la nascita del mondo con la presenza di un Dio che in soli sette giorni abbia creato tutto, ponendo al centro la terra (visione geocentrica).

In epoche più recenti la scienza si è spinta oltre fino alla creazione di bombe chimiche. La scienza ha agito non più in funzione del miglioramento della vita dell’uomo, ma per distruggerla? Quanto può essere conveniente fidarsi ciecamente della scienza? Ma d’altronde coloro che hanno collaborato attivamente a questo progetto non avevano di certo in mente di uccidere milioni di persone, stavano solo svolgendo in maniera impeccabile, visto i risultati, il loro lavoro che però è stato utilizzato in maniera totalmente negativa dalle istituzioni politiche, che hanno piegato la scienza per i propri fini. Oggi si è arrivati ad uno scontro con il mondo religioso che non riguarda più la nascita del mondo ma la procreazione, si parla di fecondazione assistita, utero in affitto e aborto. Metodologie di nascita e morte, create grazie alla scienza e osteggiate dalla Chiesa con un atteggiamento ancora di chiusura verso il progresso. La scienza per sua natura implica una razionalizzazione di tutto ciò che compone il mondo non lascia mai spazio alla fede, non ammette fenomeni che non possono essere spiegati in laboratorio; tutto ha una sua causa e un effetto. La rivoluzione scientifica a partire da Galileo Galilei è stata vista come un pericolo per la fede, poiché sembrava ammettere verità inconciliabili con la Bibbia. Sembravano essere messe in discussione la fede e la sovranità delle Sacre Scritture a favore della ragione umana. La prima rivoluzione scientifica viene collocata nel 1543, anno della pubblicazione dell’opera di Copernico il quale metteva in dubbio il geocentrismo della terra a favore dell’eliocentrismo. La risposta della chiesa fu una totale chiusura nei confronti delle nuove scoperte. Solo nel ‘900 è avvenuta la piena ed esplicita riabilitazione di Galileo da parte della Chiesa. Lo stesso Pascal si è occupato dello scontro tra morale religiosa e razionalità scientifica, sostenendo che «il supremo passo della ragione sta nel riconoscere che c’è un’infinità di cose che la sorpassano. È ben debole, se non giunge a riconoscerlo. Se le cose naturali la trascendono, che dire di quelle soprannaturali?». (B. PASCAL, Pensieri, n.139,trad. it. di P. Serini, Torino1962). Col passare del tempo si sono rafforzati i timori nei confronti della scienza soprattutto nel XX e XXI sec. a causa dello sfruttamento della scienza in campo militare, dimenticando, tuttavia, che il questo periodo di sviluppo c’è stato grazie alla scienza e alle sue scoperte. Molte opinioni riguardanti la scienza sembrano essere legate ad epoche ben più remote, sono opinioni che poggiano su una salda fede religiosa. È comprensibile il timore che può incutere la scienza con le recenti scoperte che riguardano le trasformazioni genetiche, la capacità di congelare un embrione in una provetta o affittare un utero, riuscire a spegnere una vita grazie o a causa dell’aborto. Ancora una volta la Chiesa ha preferito negare le possibilità che offrivano tutte queste nuove scoperte a favore della tradizione secolare, ribadendo la profonda divisione tra scienza e fede. E. Hobsbawm ha riflettuto su questo fenomeno che sembra dilagare in questi secoli sostenendo che «tuttavia il ventesimo secolo non si trova a suo agio con la scienza che è il risultato più straordinario e da cui esso dipende. Il progresso delle scienze naturali è avvenuto sullo sfondo di un bagliore di sospetti e paure, che di quando in quando si è acceso in vampate di odio e di rifiuto della ragione e di tutti i suoi prodotti.[…] Né infine dobbiamo trascurare il sentimento che, nella misura in cui la scienza interferisce con l’ordine naturale delle cose, essa risulta intrinsecamente pericolosa». (E. Hobsbawm, Il secolo breve, trad. it., Milano1995). La scienza corrisponde alla sperimentazione di nuove tecniche; alla base vi è il metodo sperimentale anche se potrebbe implicare rischi per l’umanità o ambientali. La sperimentazione non esclude che si potrebbero correre rischi come nel caso della bomba ad idrogeno cosa che aveva ampliamente sostenuto W. Heisenberg: «mi ricordo un colloquio che ebbi dopo la guerra con E. Fermi, poco prima che venisse sperimentata la bomba ad idrogeno nel Pacifico. Discutemmo di questo progetto, ed io lasciai capire che, considerate le conseguenze biologiche e politiche, si doveva abbandonare un simile esperimento Fermi replicò. “Eppure è un così bello esperimento” […] lo scienziato ha bisogno di sentirsi confermare da un giudice imparziale, dalla natura stessa, di aver compreso la sua struttura. E vorrebbe verificare direttamente l’effetto dei suo sforzi» (W. Heisenberg, La tradizione della scienza, trad. it. Milano1982). La scienza purtroppo può essere anche sfruttata come politicamente per la creazione di bombe chimiche molto più efficienti di quelle comuni. Si trattava di bombe nucleari che non solo distrussero tutto quello su cui si abbatterono, ma contribuirono con le loro radiazioni a lasciare i segni della loro distruzione nel tempo. Tutto questo è più comunemente conosciuto come Politicizzazione della scienza. Di certo l’azione degli scienziati fu quella di tentare di fermare l’utilizzo di questa bomba; spinti da principi non solo religiosi, ma morali soprattutto, stupiti dal risultato ottenuto, terrorizzati, ma consapevoli del gravissimo danno che avrebbe procurato l’uso della bomba atomica; come afferma E. Hobsbawm: «La politicizzazione della scienza toccò il suo culmine nella seconda guerra mondiale[…] una normale guerra fra diversi stati nazionali non avrebbe quasi certamente spinto i fascisti d’avanguardia a premere sui governi inglese e americano perché costruissero una bomba atomica. E proprio l’orrore di questi scienziati dinanzi al risultato ottenuto, i loro sforzi disperati all’ultimo minuto per impedire ai politici e ai generali di usare effettivamente la bomba, e in seguito i loro sforzi per opporsi alla costruzione della bomba all’idrogeno testimoniano della forza delle pressioni politiche»(Il secolo breve, trad. it. Milano 1995). Sempre di più si può capire come scienza e fede siano separate e non in grado di collaborare in alcun modo: da una parte la religione non accetta il diverso che può esistere grazie alla scienza e che non è presente nelle sacre scritture, mentre la scienza non può accettare la religione che non ha alcun fondamento scientifico ed empirico. La scienza vuol dire libertà di espressione di pensiero, andare sempre avanti, amare il progresso, non avere barriere che ostacolino la mente o le ricerche; come sostiene anche Rita Levi Montalcini:«Ho speso tutta la mia vita per la libertà della scienza non posso accettare che vengano messi chiavistelli al cervello: l’ingegno e la libertà di ricerca è quello che distingue l’Homo Sapiens da tutte le altri specie…solo in tempi bui la scienza è stata bloccata». (R. LEVI MONTALCINI, dal discorso tenuto il 13 febbraio 2001 nella sala della biblioteca di Montecitorio). La religione è ancora molto scettica nei confronti della scienza non si avrà mai una collaborazione tra questi due poli opposti inconciliabili, ma la scienza per il ruolo che riveste nel mondo non può e non deve fermarsi dinanzi alla Chiesa e alle sue critiche, poiché la scienza indica il progresso e la soluzione a molte cose: a volte permette anche di salvare molte vite.

Elena Grassia IV A

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