Dal carpe diem di Orazio all’attimo fuggente di Robin Williams

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Innumerevoli sono gli scrittori, poeti, attori ma anche registi che si sono ispirati all’emblematica espressione oraziana carpe diem ovvero “cogli l’attimo”. Forse è una delle frasi più famose al mondo, poiché, esprimendo la fugacità del tempo, delinea la condizione umana. La vita umana infatti si svolge in un arco di tempo assai limitato e perciò è nel presente, nell’attimo che fugge, che occorre cercare la felicità, piuttosto che attenderla in un futuro, più o meno lontano, di cui non si ha certezza alcuna.

Già nell’antica Grecia gli uomini avvertivano lo scorrere inesorabile del tempo, cosi come ci testimonia il grande poeta elegiaco Mimnermo in un suo frammento:
“Come i germogli che genera la primavera fiorita
quando d’un tratto li sboccia il raggiare del sole,
uguali ad essi, fioriti per tempo sì breve,
noi ci godiam la giovinezza, divinamente ignari
del male e del bene. Ma nere
ci stanno vicino le Parche,
una col termine squallido della vecchiaia
e l’altra – la morte; e resta per poco
il frutto della giovinezza, quanto un giro di sole sulla terra”.
Egli riprende la similitudine da Omero, reinterpretandola in chiave edonistica e pessimistica, cogliendo l’aspetto effimero della vita. Egli preferisce una morte prematura pur di non incorrere nell’odiosa vecchiaia, priva dei piaceri, i “fiori della giovinezza”, di cui è possibile godere soltanto per un breve momento. Questa amara consapevolezza ha influenzato innumerevoli generi letterari ellenici, dall’epica, all’elegia sino a giungere alla lirica monodica e ad Alceo. Egli, nell’invito che fa in un suo frammento a Melanippo a bere, cela un invito a vivere poiché Il giorno è solo un’attimo. La stessa similitudine sarà poi anche ripresa da Virgilio, Dante, Ungaretti che nonostante siano vissuti in epoche completamente diverse, hanno, comunque, avuto una prospettiva pessimistica. L’instabilità dell’uomo sulla terra è anche stata, da sempre, uno dei più grandi interrogativi a cui la filosofia ha cercato di rispondere. Lo stesso Eraclito, con la celeberrima frase per cui egli stesso è passato alla storia”παντα ρει”, attesta l’effimera durata di qualsiasi situazione e l’instabilità della condizione umana in continuo mutamento, per l’ineluttabile scorrere del tempo. Questo tema non è esclusivamente profano e laico, ma investe il mondo sacro come vediamo nel passo del Il Qoèlet o Ecclesiaste, testo contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana. All’uomo viene fatto l’invito di godere della vita fugace finché Dio gliene da la possibilità, di utilizzare le sue capacita adesso, poiché negli inferi, luogo in cu si sta recando, non gli sarà più possibile. Nonostante l’allusione ad un progetto provvidenziale divino, viene ancora una volta sottolineata l’instabilità dell’uomo sulla terra. Possiamo notare questo topos poetico in Catullo nel Carme V. Con questo testo, il poeta esorta Lesbia, la donna tanto amata dal poeta latino, ad abbandonarsi al sentimento dell’amore e a viverlo intensamente: le ricorda che il sole tramonta e rinasce, ma la vita dell’uomo è breve ed è seguita da una notte eterna. Bisogna così moltiplicare i baci all’infinito e mescolarli, per sottrarsi all’invidia e al malocchio e fronteggiare cosi l’inesorabile fuga tempo. Orazio con un abilissima capacità di sintesi ha saputo riassumere versi, concetti, frammenti nel “Carpe Diem” riscontrabile in un’ Ode famosa, quella a Leuconoe: non sciupare il presente per indagare su un domani incerto, di cui non siamo padroni, nel vano tentativo di conoscere il proprio destino, mettendola in guardia dalla volontà degli dei. Il futuro non deve essere motivo di vane speranze e paure, ma occorre vivere con intensità e assaporare la vita attimo dopo attimo. Lorenzo il Magnifico nel 1490 scrive un canto carnascialesco in onore appunto del carnevale di quell’anno. Il carattere edonistico della rappresentazione nasce però da una concezione di fondo pessimistica e malinconica: quella che si basa sul trascorrere del tempo e sulla caducità. «Lo so che giunti al termine di questa nostra vita tutti noi ci ritroviamo a ricordare i bei momenti e dimenticare quelli meno belli, e ci ritroviamo a pensare al futuro, cominciamo a preoccuparci e pensare “io che cosa farò, chissà dove sarò, da qui a dieci anni. Però io vi dico, ecco guardate me, vi prego, non preoccupatevi tanto, perché a nessuno di noi è dato soggiornare tanto su questa terra. La vita ci sfugge via e se per caso sarete depressi, alzate lo sguardo al cielo d’estate con le stelle sparpagliate nella notte vellutata, quando una stella cadente sfreccerà nell’oscurità della notte col suo bagliore esprimete un desiderio e pensate a me. Fate che la vostra vita sia spettacolare». Questa fase, tratta dal film “l’attimo fuggente” del 1989, testimonia che nonostante questa tematica affondi le su radici nel passato, è ancora molto attuale nel presente.

PUGLISI SUSANNA IV A

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